Raffinatezze della pittura veronese del Settecento tra Rotari, Lorenzi e Ugolini
Abstract
Finti drappi dipinti a trompe-l’œil per celare e svelare le raffigurazioni di soggetto storico nascoste sotto (Pietro Antonio Rotari), soggetti scelti tra le pagine meno note di Ovidio (Francesco Lorenzi), preziose miniature realizzate su ogni tipo di supporto, come la seta dei piviali e il cuoio delle legature, tele rifinite non a vernice ma con albume d’uovo e succo d’aglio (Agostino Ugolini): la pittura del Settecento veronese continua a stupirci per la raffinatezza raggiunta da alcuni dei suoi protagonisti. Costoro in vita finirono per farsi notare ben oltre le mura di Verona (primo fra tutti l’internazionale Rotari), ma nel mercato dell’arte attuale rischiano di essere confusi con altre artisti e altre scuole, come spesso capita al cólto Lorenzi e al sempre raffinato Ugolini. Lorenzi esibisce la sua cultura in soggetti assai poco noti, come il perduto Telane ed Ermelinda, o il Erisittone abbatte l’albero sacro a Cerere recentemente comparso in asta. Ugolini ci incanta anche nei dipinti profani, ad esempio nelle Storie di Ester oggi a palazzo Maffei
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