Il restauro della pieve di San Floriano: pratica della conservazione e cultura materiale

Arturo Sandrini

Abstract


In occasione dei restauri alla pieve di San Floriano, l’architetto progettista, Arturo Sandrini, presenta i risultati della ricerca relativa alle vicende degli interventi progettati o realizzati tra XIX e XX secolo. Tra questi si segnala la realizzazione del nuovo altare (1901), ma soprattutto la demolizione del coro settecentesco (1902) con l’intento di portare a coerenza di unità stilistica la chiesa, sulla base di un disegno cinquecentesco, realizzata anche con l’appoggio di Alessandro Da Lisca, membro della Commissione Conservatrice dei Monumenti di Verona. Nel 1924 lo stesso Da Lisca propose un progetto generale che prevedeva la demolizione della volta moderna per rimettere in luce l’antica copertura, di chiudere le finestre settecentesche e di scrostare muri e pilastri alla ricerca di intonaci e dipinti medievali, similmente a quanto aveva fatto poco prima a San Giorgio di Valpolicella. La mancanza di fondi permise “unicamente” di riportare alla vista parte del paramento lapideo originario della navata centrale, anche se la proposta conobbe un rilancio nel 1961.
Segue una relazione sul metodo e le intenzioni di intervento, basate su criteri filologici.


Parole chiave


Pieve di San Floriano; Restauro; Federico Berchet; Alessandro Da Lisca

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