Raffinatezze della pittura veronese del Settecento tra Rotari, Lorenzi e Ugolini

Enrico Maria Guzzo

Abstract


Finti drappi dipinti a trompe-l’œil per celare e svelare le raffigurazioni di soggetto storico nascoste sotto (Pietro Antonio Rotari), soggetti scelti tra le pagine meno note di Ovidio (Francesco Lorenzi), preziose miniature realizzate su ogni tipo di supporto, come la seta dei piviali e il cuoio delle legature, tele rifinite non a vernice ma con albume d’uovo e succo d’aglio (Agostino Ugolini): la pittura del Settecento veronese continua a stupirci per la raffinatezza raggiunta da alcuni dei suoi protagonisti. Costoro in vita finirono per farsi notare ben oltre le mura di Verona (primo fra tutti l’internazionale Rotari), ma nel mercato dell’arte attuale rischiano di essere confusi con altre artisti e altre scuole, come spesso capita al cólto Lorenzi e al sempre raffinato Ugolini. Lorenzi esibisce la sua cultura in soggetti assai poco noti, come il perduto Telane ed Ermelinda, o il Erisittone abbatte l’albero sacro a Cerere recentemente comparso in asta. Ugolini ci incanta anche nei dipinti profani, ad esempio nelle Storie di Ester oggi a palazzo Maffei


Parole chiave


Pittura veronese; Pietro Antonio Rotari; Francesco Lorenzi; Agostino Ugolini; Verona; XVIII secolo

Full Text

PDF

Refback

  • Non ci sono refbacks, per ora.


Copyright (c) 2024 Enrico Maria Guzzo

URLdella licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.it



______
Studi Veronesi
Online ISSN 2532-0173
Print ISSN 2531-9949
Via Vaio, 27 - 37022 FUMANE (VR) - redazione@veronastoria.it