Giochi di specchi. Romeo e Giulietta tra istoria e novella nella Verona del XVIII secolo (seconda parte)
Abstract
Nella prima metà del xviii secolo la memoria di Romeo e Giulietta era ancor viva a Verona, seppur sottotraccia, e si fondava sull’Istoria di Verona di Girolamo Dalla Corte; la tragedia di Shakespeare era invece sconosciuta. Nel secondo Settecento, il Romeo and Juliet trova grande successo e circolazione dapprima in Inghilterra, quindi in Germania e in Francia e, grazie alla mediazione di quest’ultima, in Italia. Attraverso l’analisi di testi e documenti inglesi, tedeschi, francesi e italiani, il contributo offre una sintesi complessiva sulla fortuna europea di Romeo e Giulietta del Settecento, nella versione shakespeariana, nelle sue traduzioni e nei tanti adattamenti, anche diversi tra loro, composti da drammaturghi di varie nazionalità. In questo quadro complesso e variegato, le fonti veronesi tra gli anni Sessanta e Ottanta tacciono. Eppure, il carteggio tra Michael Rijkloff van Goens e Melchiorre Cesarotti rivela come la memoria dei due amanti fosse ancora viva nella loro “città natale”; mentre un’elegia composta nel 1779 dal nobile inglese John Yorke, in visita a Verona nel corso del suo Grand Tour, si offre come testimonianza del più antico pellegrinaggio shakespeariano alla tomba di Giulietta, quasi trent’anni prima delle celebri parole di Madame de Staël, George Byron e Valery. I versi di Yorke aprono un suggestivo spiraglio su una tradizione orale, sfuggita alla memoria delle fonti scritte veronesi, di ciceroni, viaggiatori e gente del luogo che continuava a parlare di Giulietta e a visitare la sua tomba.
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