Le avverse fortune dei Giona, possidenti in Castelrotto, in età napoleonica

Abstract

La ricerca intende ricostruire le vicende patrimoniali della famiglia Giona, insediata a Castelrotto a partire dal XVI secolo, nel traumatico trapasso dall'amministrazione veneziana a quella napoleonica. L'itinerario si snoda attorno a documenti inediti, in particolare inventari, rinvenuti nei repertori notarili dell'Archivio di Stato di Verona. La copiosa documentazione mette in evidenza la figura della contessa Eleonora Emilei, moglie di Girolamo Giona del quale rimane vedova nel 1784. Pochi anni dopo, tra il 1789 e il 1790, i figli, tra cui spicca il secondogenito Giulio, provvedono ad un inventario complessivo dei beni distribuiti tra la città, dove detenevano un palazzo in prossimità di ponte Pietra, e le tre tenute di campagna (Castelrotto, Povegliano e San Bernardino di Trevenzuolo). Ne risulta un patrimonio di ben 511.004 ducati, di cui però soltanto 171.220 liberi, gli altri essendo vincolati da fedecommesso. Un patrimonio considerevole, gravato però da molte passività che non consente ai Giona di garantirsi un futuro sereno quando le truppe napoleoniche si affacceranno alle porte di Verona. Eleonora Emilei, per riscattare le sorti della famiglia, darà in sposa la figlia Massimilla al facoltoso conte Girolamo Muselli. L'arrivo di Napoleone a Verona nel 1797 comporterà un profondo riassetto di secolari istituti giuridici, tra cui l'abolizione del fedecommesso. I Giona approfittano subito dell'opportunità di disporre dei propri beni vincolati per far fronte ad una cronica situazione debitoria; la vendita dei beni testimonia il trasferimento di capitali dall'aristocrazia terriera all'alta borghesia beneficiata dall'arrivo di Napoleone. Significativamente, la nipote di Eleonora Emilei, Teresa Muselli, andrà in sposa a Francesco Vela figlio di Gaetano, uno dei principali fornitori delle truppe francesi.