«Non dubitate che l’è mia moier»: un matrimonio in dubbio nella Valpolicella del Cinquecento
Abstract
Nel 1567 Chiara, abitante a Castelrotto e ormai prossima al parto, si presenta dinnanzi al vicario vescovile di Verona per ottenere il riconoscimento della validità del matrimonio che la donna afferma di aver celebrato con Giulio Gandini di Fumane. I documenti processuali consentono di ripercorrere l’intera causa, evidenziando da un lato le richieste avanzate dalla donna, dall’altro le risposte fornite dal presunto marito. La questione si gioca soprattutto sul piano della “buona fama” dei protagonisti. Particolarmente interessante è il fatto che gli atti processuali contengano anche la sentenza, che non riconosce l’esistenza del legame matrimoniale, a segno del mutamento di posizioni che la Chiesa, proprio in questi anni, sta mettendo in atto.
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