Il giardino di villa Rizzardi a Poiega di Negrar: l'iconografia del complesso scultoreo

Abstract

Il giardino commissionato dal conte Antonio Rizzardi all'architetto Luigi Trezza nel 1783 si presenta come un elaborato progetto sincretico che unisce la tradizione archittettonica italiana con le innovazioni del giardino all'inglese. Il saggio si propone di analizzare le singole parti fornendo una lettura puntuale dell'apparato scultoreo, di cui in appendice si riporta una catalogazione sistematica. Il giardino risulta diviso in parti ben distinte; il Boschetto con il tempio circolare rustico costituisce la componente più romantica del complesso. Le statue del tempio intrepretano il dualismo tra l'energia dionisiaca (Ercole e Venere) e l'armonia apollinea (Apollo e Diana). Adiacente al Boschetto si sviluppa il settore caratterizzato dall'acqua, che ospita un Ninfeo, un piccolo giardino segreto e il Laghetto. Il tema allegorico intessuto dalle statue è quello del rapporto tra uomini e divinità femminili (Atteone/Diana e Adone/ Venere). Il Laghetto, sorvegliato ai margini dalle statue della Sapienza e di Nettuno, ospita al centro l'allegoria dell'Acqua con putti e tritoni. Il parterre dalle partiture geometriche introduce al viale di carpini che porta al Belvedere; l'apparato scultoreo di questo settore si snoda sul tema dell'amore tra donne e divinità maschili (Arianna/Bacco, Deianira/Acheloo). L'originale Teatro di verzura ospita nello spazio scenico le statue delle muse Melpomene e Talia; a contorno della cavea, in nove nicchie si trovano altrettante statue tra cui si riconoscono le raffigurazioni di Giove, Apollo, Cerere, Mercurio, Giunone. Poco discosto, il Belvedere è introdotto dalle allegorie dell'Intelletto e dell'Abbondanza, mentre nella nicchia centrale della torretta si individua quella della Concordia. Sulla balaustra rimangono quattro putti superstiti a significare allegorie di fertilità, abbondanza  vittoria collegabili alle virtù della famiglia committente.