Villa Bertoldi a Negrar già palatium dei Guagnini
Abstract
Noto come “il Palazzo” o villa Bertoldi, il complesso costruito dalla famiglia Guagnini nella prima metà del Cinquecento, lungo la strada che conduce da Negrar a Torbe, segna l'approdo in Valpolicella dell'architettura Rinascimentale. Il primo nucleo presente sul sito pare risalire a una casa padronale appartenente alla famiglia Barzisa, di origine bergamasca. L'attuale veste si deve alla famiglia Guagnini, proveniente dal Monferrato, una della famiglie più blasonate nella Verona quatttrocentesca. Nel corso del Cinquecento Ambrogio Guagnini e il figlio Alessandro cercarono fortuna arruolandosi nell'esercito polacco, paese dove trascorsero parecchi anni pur avendo dato vita al cantiere della villa, destinata a glorificare una stirpe d'uomini d'arme. La facciata è alquanto affine a quella di palazzo Poggio Reale a Napoli, pubblicata nel 1540 da Sebastiano Serlio, e riprende lo stilema diffuso in Valpolicella del raddoppiamento delle arcate superiori rispetto a quelle inferiori. Unica nel suo genere è la serie di quattordici chiavi d'arco della loggia superiore, raffiguranti tipi umani diversificati per tratti fisici, fogge delle chiome e copricapi: si tratta di una galleria di personaggi dell'Europa Orientale conosciuti dai Guagnini durante il loro servizio nell'esercito polacco. L'interesse per l'etnografia si riflette nel volume sui popoli della Sarmazia edito da Alessandro Guagnini nel 1574. A partire dal 1578 l'autore rientra in Italia per rivendicare i suoi diritti, legati all'usurpazione di beni nel corso delle sue protatte assenze, ma dopo il 1584 ritorna ancora in Svezia e poi in Polonia, dove morirà nel 1614. A partire da quest'anno la proprietà torna nelle mani dei Barzisa, ai quali si deve probabilmente la barchessa sul lato occidentale della corte. Nel 1735 la villa entrò nel patrimonio del servo di Maria Francesco Sinibaldi, che diede compimento all'oratorio cominciato dai Barzisa nel secolo precedente. Nel 1820 la discendente Laura Sinibaldi vendette la proprietà ad Antonio Bertoldi, mercante veronese arricchitosi grazie al vettovagliamento delle truppe napoleoniche. L'omonimo nipote ebbe un ruolo di rilevo nella cultura veronese e divenne conservatore del Museo Correr nel 1889; a questi si deve la trasformazione della terrazza inferiore del complesso in un giardino all'inglese. Il palazzo venne abitato stabilmente dai Bertoldi fino agli anni Venti del Novecento, periodo che diede inizio ad un declino progressivo aggravato dall'uso come magazzino durante la seconda guerra mondiale e segnato dalla demolizione delle due serre per agrumi poste tra le due terrazze.
Parole chiave
Barzisa, famiglia; Guagnini, famiglia; Giuliano da Maiano; Sebastiano Serlio; Bartolomeo Ridolfi; Federico Serego; Nicolò da Ponte; Francesco Sinibaldi; Laura Sinibaldi; Antonio Bertoldi
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