La villa in collina tra Medioevo e Umanesimo

Gian Paolo Marchi

Abstract


Attraverso puntuali citazioni letterarie, vengono ripercorse alcune rappresentazioni del vivere “in villa” così come le fissarono nei loro epistolari o in opere di invenzione alcuni tra i più noti letterati italiani tra XIV e XV secolo, da Boccaccio a Leon Battista Alberti, passando per Guarino Veronese. L’idealizzazione della vita in villa poggia sul mito della campagna come luogo privilegiato, dove si coltivano razionalità e umanità, ma anche luogo deputato ad una esistenza sobria, pudica e oculata lontana dalla città che è inquinata dalla lotta per il potere. Non si sottraggono, alla lode della villa, anche valutazioni di natura pratica ed economica, quali la salubrità dell’aria, la vicinanza alla città; la possibilità di godere dei frutti dei poderi coltivati da quei rustici nei confronti dei quali permane una prudente diffidenza. In definitiva, comunque, si impone il filo conduttore della villa-rifugio dove l’uomo «sta lontano dagli odii, dalle invidie, dalle calunnie, dalle cupidità, dalle ambizioni, fumo, ombre e favori falsi del mondo».


Parole chiave


Villa; Umanesimo; Decameron; Boccaccio; Paolo da Certaldo; Leon Battista Alberti; Guarino Veronese; Benedetto Rizzoni; Francesco Petrarca; Pier Donato Avogaro

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