Villa Della Torre di Fumane e i suoi problemi attributivi

Abstract

Le affinità stilistiche tra la villa Della Torre di Fumane e Palazzo Te a Mantova sono evidenti ma per ragioni cronologiche non si può coinvolgere l'architetto nel progetto. Alla personalità di Giulio Della Torre, insigne letterato morto nel 1558, si può attribuire l'intenzione di riqualificare il fondo ereditato dalla moglie Anna Maffei, ma non l'effettiva edificazione; i figli Gerolamo e Francesco (il terzo figlio Antonio appare ininfluente nella vicenda) sono stati stretti collaboratori del vescovo Matteo Giberti e punti di riferimento della sua corte intellettuale. I fratelli della Torre avevano conosciuto l'attività di Giulio Romano attraverso i cartoni degli affreschi per il catino absidale del Duomo commissionatigli da Giberti; in quegli anni anche Palladio, alle prese con l'erezione di Palazzo Thiene a Vicenza, manifestava grande interesse per le intuizioni dell'architetto trapiantato a Mantova. I camini di Palazzo Thiene e di villa Della Torre sono ad evidenza della stessa mano, ossia di Bartolomeo Ridolfi, e ciò avvalora l'ipotesi che i due cantieri siano contemporanei (1550-1552). Le due strutture architettoniche si presentano come una rimeditazione sulla concezione vitruviana della casa degli antichi romani; inoltre entrambi i complessi sono caratterizzati dal confronto dialettico tra un aspetto apollineo esterno e uno spirito dionisiaco nei decori interni (i camini mostruosi che evocano i giardini di Bomarzo). Tuttavia, oltre ai dati cronologici, anche l'approssimazione di tanti dettagli architettonici sconsiglia di chiamare in causa Giulio Romano o altri insigni architetti, facendo pensare piuttosto ad una stretta collaborazione tra committenti ed esecutori nell'intento di evocare a Fumane le ricerche spaziali e stilistiche che prendevano corpo nei territori limitrofi.